top of page
A OVEST CON RENE GUENON.jpg
61959e08-4059-467b-9b8b-749cdf0c125d.JPG

RECENSIONE :

RICCARDO ARBUSTI

Pubblicata su:

secolod'italia.it - il 24.02.2023

SANDRO CONSOLATO

A OVEST CON RENÉ GUÉNON

Edizioni Arya, Genova 2023

pagine 256. - € 26,00.

 

Fu anche grazie a Guénon che Alce Nero parlò.

Un saggio di Consolato sull’Occidente visto dallo studioso francese.

René Guénon (1886-1951), matematico, filosofo e studioso della spiritualità orientale è senz’altro uno dei pensatori più eccentrici e particolari del Novecento. Nato a Blois, figlio di un architetto, dopo la maturità liceale si trasferisce a Parigi per studiare matematica all’università. C’era senz’altro in lui qualcosa di Descartes e Pascal, matematici anch’essi. Dal ’24 al ’27 collabora anche con la rivista cattolica Regnabit. Nel ’28 muore la moglie e nel ’30, convertito da tempo all’Islam, parte per il Cairo, dove vivrà fino alla morte. Qua nel ’34 sposa la figlia dello Sciaykh Mohammed Ibhrahim. Molte le sue opere, tra le quali Autorità spirituale e potere temporale, La crisi del mondo moderno, Il regno della quantità e i segni dei tempi, Il Re del Mondo.

 

Zolla: Guénon autore di una “fascinazione imperiosa”

Ha affermato Elémire Zolla: «Le qualità di Guénon sono straordinarie perché riuscì a evitare il pensiero successivo a Leibniz, chiudendosi nella specola delle metafisiche antiche. Di qui la sua fascinazione imperiosa». Il filosofo italiano Augusto Del Noce non utilizzò per lui la consueta espressione di “tradizionalista” preferendogli, invece, quella di “interprete della tradizione”, nel senso che a prevalere nella sua opera non era tanto una filosofia della storia decadente quanto l’individuazione del punto di crisi dell’epoca contemporanea nel rifiuto del soprannaturale. E da questo punto di vista Del Noce lo considerava un autore assai utile per cogliere e contrastare il carattere immanentista e unidimensionale del filone prevalente della filosofia moderna.

 

Il saggio di Sandro Consolato​

A occuparsi in modo originale del pensatore francese è adesso Sandro Consolato – con A Ovest con René Guénon, Arya Edizioni, pp. 256, euro 26,00 – con un libro prezioso, frutto di oltre trent’anni di studi, ricerche e pubblicazioni. Rifuggendo dagli estremi dell’apologetica e dell’ipercritica che caratterizzano la maggior parte degli studi guénoniani, attraverso una scrupolosa lettere delle opere e della corrispondenza privata, Consolato concentra l’attenzione sul modo in cui egli trattò temi connessi all’Occidente e alla sua spiritualità. Tra questi è particolarmente degno di nota l’interesse di Guénon per la cultura degli indiani d’America, popoli dell’Estremo Occidente.

L’interesse di Guénon per gli indiani d’America

Nello stimolare l’interesse guénoniano verso i pellerossa influirono senz’altro la lettura di alcuni scritti dello scrittore franco-libanese Paul Coze, di Ananda Coomaraswamy, che dal 1917 viveva negli Usa come direttore della sezione di arte islamica e medio-orientale del Museum of Fine Arts di Boston, e di Frithjof Schuon, studioso della spiritualità che stava studiando la cultura degli indiani delle pianure. Sia Coomaraswamy che Schuon erano legati a Guénon e collaboravano con la sua rivista, Etudes Traditionelles sin dal 1936. E nel 1938 c’è un fitto scambio di lettere del maestro con questi suoi discepoli proprio sugli indiani d’America, di cui si coglievano assonanze con il sufismo islamico.

L’incontro tra Alce Nero e il guenoniano John Epes Brown

Tutti tendiamo a pensare che il fascino per gli indiani e per Alce Nero sia databile agli anni Sessanta-Settanta, al tempo della controcultura giovanile e, in Italia, del movimento del ’77. In realtà, già nel lontano 1946, fu Schuon a entrare in contatto con Joseph Epes Brown, studioso anche lui vicino alle idee guénoniane, e lo convince a incontrare Black Elk (Alce Nero), il reduce dalle battaglie di Little Big Horn e del Woundeed Knee, saggio uomo di medicina reso celebre dalla  biografia di John G. Neihard Alce Nero parla (libro del 1932, ma pubblicato in Italia da Adelphi solo nel 1968). Per cui anche il “guénoniano” Brown incontrerà Alce Nero nel South Dakota, vivendo con lui otto mesi, negli inverni del 1947 e 1948, trascrivendone poi gli insegnamenti sulla tradizione religiosa degli Oglala. Ne scaturì un altro libro, La sacra pipa, destinato anche questo a rendere indelebile nell’immaginario il nome di Alce Nero.

Il mondo spirituale dei pellerossa

René Guénon restò come catturato dal mondo spirituale dei pellerossa, con i suoi riti del calumet, della capanna purificatoria, dell’invocazione solitaria, della Danza del Sole, resa poi celebre dal film Un uomo chiamato cavallo. Quando Brown ultimerà il suo libro, sarà proprio Guénon a suggerire a Schuon di curarne la traduzione francese per la collana Tradition di Gallimard, anche se poi – morto nel ’51 il pensatore francese al Cairo – il testo uscirà per Payot nel 1953. Insomma, Guénon alla fine degli anni Quaranta e, poi, Elémire Zolla nel 1968 con I letterati e lo sciamano sono stati i veri iniziatori in Europa dell’interesse scientifico (e poi di massa) per gli indiani: vallo a spiegare ai confusi fricchettoni e gruppettari hippie della seconda metà degli anni Settanta, gli stessi che leggevano Il Signore degli Anelli di Tolkien come una banale saga psichedelica!

Riccardo Arbusti

bottom of page