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RECENSIONE :

Giuseppe Scalici

Pubblicata su:

kulturaeuropea.eu - 25 aprile 2023

MARCO ROSSI

La grande finanza e l'occidente

I retroscena di una guerra sconosciuta

Edizioni Arŷa, Genova 2022,

pagine: 224 - € 25,00.

È di recente uscito (dicembre 2022), per i tipi delle Edizioni Arya di Genova, l’ultimo saggio di Marco Rossi: La grande finanza e l’Occidente.

L’Autore, storico controcorrente, già allievo di Renzo De Felice e collaboratore di vari quotidiani e riviste specialistiche, ha al suo attivo numerose pubblicazioni che spaziano in diversi ambiti: in particolar modo l’esoterismo contemporaneo, la sfera politico-sociale, la cultura italiana, la critica musicale. Ambiti indagati con rigore metodologico, alla luce di una coerente e originale visione interpretativa.

Citiamo, a titolo d’esempio, il volume Sintesi di Storia d’Italia politicamente scorretta (Ed.Pagine, 2020), che ci permette una valutazione delle vicende della nostra Nazione lontana dalla narrazione corrente. Tale testo si può intendere come propedeutico all’opera di cui ci stiamo occupando.

Molto d’impatto e significativo il suo sottotitolo: I retroscena di una guerra sconosciuta. Questo perché di vera e propria guerra si tratta, combattuta con armi convenzionali o, in modo non meno subdolo ed insidioso, con le armi di una continua ed asfissiante propaganda unilaterale e pervasiva. Guerra volta a garantire e mantenere il dominio assoluto e “globale” del capitalismo finanziario, o turbo-capitalismo, col supporto del liberismo economico e del liberalismo politico, posizioni pragmatiche prive di ideologia così come di Weltanschauung, ma portatrici di concezioni materialistiche, economicistiche e, in ultima istanza, nichiliste, che oggi vengono spacciate per naturali, necessarie ed eterne.

Ma l’attuale situazione, sottolinea l’Autore, è l’esito di un lungo processo iniziato alla fine del XVII secolo con la seconda rivoluzione inglese, che sancisce, con la “monarchia parlamentare”, in cui il “re regna ma non governa”, il primato della borghesia liberale e, per conseguenza diretta, del capitale sulla sfera politica sovrana. Simbolo di tale svolta è l’istituzione della Banca d’Inghilterra nel 1694, un Istituto privato, il cui modus operandi sarà ereditato, nel 1913, dalla Federal Reservestatunitense. La questione è, in fondo, semplice: lo Stato ha delegato a privati la sovranità monetaria, per cui è tenuto a pagare interessi sulla valuta stampata.

Con l’egemonia borghese capitalistica, e qui Marco Rossi si rifà, oltre che ad autorevoli fonti contemporanee, a grandi teorici del passato quali, fra gli altri, Karl Marx, Max Weber e Werner Sombart, il danaro, da mezzo di transazione economica, si trasforma in fine ultimo. È la ricerca del profitto l’elemento fondamentale e trainante delle dinamiche storiche. Lo Stato liberale diventa strumento della volontà di potenza della borghesia imperialistica nella sua opera di dominio.

E il capitalismo, presentandosi in apparenze diverse nei vari momenti del divenire, non tradisce mai la propria cifra fondamentale: l’asservimento e lo sfruttamento, in forme dirette, violente oppure in modo blando ma non meno pericoloso, di popoli, nazioni, etnie, continenti. Tutto viene ridotto all’economico, al “mercato”, al dominio di ristretti gruppi: l’uno per cento della popolazione che controlla, detenendola, oltre la metà della ricchezza del mondo.

L’Autore, in modo scientifico, mai velato da digressioni d’ordine retorico o moralistico, offre al lettore uno spaccato degli eventi che hanno caratterizzato l’Occidente e l’Europa, termini non sempre equivalenti o interscambiabili secondo una coerente chiave di lettura. Lo sguardo è rivolto al secolare conflitto fra, appunto, le élitesdel capitale finanziario mondialista e la sfera politica degli Stati. L’esito è noto: la vittoria del turbo-capitalismo, la subordinazione alla finanza internazionale di quello che un tempo era definita la piena e assoluta sovranità statuale.

Anche l’Imperialismo tende a mutare il proprio volto, se immutata rimane la sua essenza profonda e non dichiarata: il controllo, attraverso una spregiudicata gestione della sfera finanziaria, dell’economia “reale”, cioè di produzione e dunque di tutti gli ambiti politici e sociali, e anche psicologici, religiosi e morali delle società umane. Interi popoli dell’età contemporanea, infatti, sono ridotti, specie nella nostra realtà post-moderna e post-ideologica, alla stregua di cose fra le cose, che possono essere manipolate, guidate da remoto, ipnotizzate dall’apparato tecnocratico e propagandistico, e, se serve alle élites stesse, annichilito e distrutto. 

E il libro di Rossi, molto ben strutturato e rigoroso nel suo sviluppo sia a livello cronologico che logico, ci consente di individuare le tappe e i momenti forti e cruciali della lunghissima guerra, occultata ad arte dall’ufficialità e dalla “vulgata” corrente, del grande capitale finanziario contro il principio stesso della sovranità, teoricamente popolare.

E questo, in prima istanza, riguarda proprio l’Occidente, e in modo particolare l’Europa, in teoria retta da regimi “democratici”. Una democrazia che ci sembra, essersi ridotta a mero flatus vocis, per usare terminologie desunte dalla logica medioevale, ad emissione di suono priva di un autentico referente ontologico. Non a caso qualche analista preferisce usare espressioni quali “post-democrazia” o “democratura”.

A ben guardare, tutto ciò ricorda da vicino la distopia evocata da George Orwell nel famoso scritto 1984. Molte situazioni descritte dall’autore britannico, sembrano adattarsi molto meglio alle attuali società “libere”, che al totalitarismo sovietico degli anni ’40 e ’50 dello scorso secolo: lo “psicoreato”, la “psicopolizia”, la “neolingua” politicamente corretta, il controllo continuo sull’individuo attraverso schermi televisivi con la soppressione di ogni sfera privata, il Ministero della Verità con la conseguente riscrittura, ai fini della tutela dello status quo, di ogni aspetto del passato, allo scopo di garantire una “memoria storica condivisa” e indubitabile, quasi si trattasse di una teologia. Insomma, Orwell descrive un quadro a noi molto familiare…

Marco Rossi, tra l’altro utilizzando una modalità di scrittura scorrevole, precisa ma mai pesante o oberata da tecnicismi d’accademia, e questo è un altro oggettivo merito, ci offre scenari alternativi e sorprendenti sul corso della Storia degli ultimi secoli, riguardanti, fra l’altro, le cause delle due guerre mondiali del Novecento, la fine dell’Imperialismo classico, gli assassinii dei due Kennedy, i diversi tentativi di Stati nazionali quali l’Italia (con l’IMI e l’IRI negli anni Trenta), la Germania e, in qualche misura anche la Francia, di opporre un argine alla devastante supremazia del capitale privato; gli anni della strategia della tensione e del terrorismo soprattutto in Italia, la fine della “guerra fredda” e la normalizzazione degli equilibri capitalistico-finanziari… 

Ma non solo: l’Autore, infatti, tratta argomenti e situazioni concrete di cui pochissimo si parla, o si parla in modo tendenzioso quanto distorto, e sempre a favore delle élites apolidi finanziarie e della loro logica di prevaricazione totale. Citiamo, solo per ricordare alcuni punti, mentre altri saranno facilmente individuati dal lettore, alcuni enti sovranazionali volti a garantire il dominio, o, come talvolta si dice oggi, la governance globale: a partire dal BIS (Banca dei regolamenti internazionali, 1930, che nel 1975 assumerà il nome di Banca Mondiale); il Fondo Monetario Internazionale (1945); il gruppo Bilderberg (1950); il World Economic Forum (Forum di Davos) del 1971; la Commissione Trilaterale (1973); l’introduzione dello SWIFT (1977), volto al controllo dall’alto della totalità delle transazioni internazionali. Per non parlare del “Sistema bancario ombra” o Shadow banking, molto attivo nel campo di spericolate speculazioni sulla pelle dei popoli.

Notevoli sono le pagine dedicate  alla situazione recente italiana, al progressivo smantellamento del controllo politico sulla finanza e sull’emissione di moneta (il “divorzio” fra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, voluto, nel 1981, da Beniamino Andreatta e da Carlo Azeglio Ciampi), al programma di privatizzazioni selvagge auspicate  da Mario Draghi già nel famigerato discorso a bordo del panfilo reale inglese Britannia nel 1992; ai tre colpi di Stato (1992-95; 2011; 2021), tutti ovviamente soft e fortemente auspicati dai noti ambienti finanziari che contano e decidono i destini di tutti.

Tutto lascerebbe pensare a un esito vittorioso del turbo-capitalismo e delle conventicole che lo guidano alla conquista di un dominio assoluto. A quella “nuova normalità” auspicata dalle oligarchie plutocratiche; ai governanti delle entità nazionali ridotti a servili esecutori di ordini ed indirizzi calati dall’alto; ad una politica orpello insignificante, valida solo ad imporre ai popoli misure di austerità volte a colmare i disastri delle speculazioni finanziarie ordite da quell’uno per cento che accentra nelle proprie mani una sorta di degenerata plenitudo potestatis. Ma la Storia, sostiene Rossi, non segue un cammino obbligato e deterministico:

«Niente è stato scontato nella storia economica, sociale e politica degli ultimi due secoli e nulla è scontato nemmeno nelle dinamiche e nei conflitti nel nostro presente: la storia ci può dire cosa è accaduto nel passato, ricostruire i percorsi e i confini dei conflitti, ma di certo la storia non finisce mai e il futuro rimane sempre gravido dei sogni, dei progetti e delle contraddizioni degli uomini».

In conclusione: il libro che stiamo presentando si presenta come testo non soltanto da leggere e da comprendere con mente serena e critica, ma, anche e soprattutto, da introiettare e farne strumento utile ad affrontare l’epoca in cui siamo chiamati a vivere da soggetti attivi e non da semplici e passivi spettatori.

 

Giuseppe Scalici

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