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RECENSIONE :

Alfonso Piscitelli

Pubblicata su:

ARTHOS 30 - 2021

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SANDRO CONSOLATO

Le tre soluzioni di Julius Evola

Edizioni Arŷa, Genova 2020.

Pagine 208 - € 22,00.

Sandro Consolato intesse da anni il suo dialogo interiore con Julius Evola: un dialogo fatto di ammirazione e di rispettoso distacco. Col passare degli anni è probabile che le divergenze su alcuni punti dirimenti si siano accentuate: Consolato segue la sua via, con una pietas che impregna tanto la pagina quanto la vita personale. D’altra parte se l’autore torna ancora una volta sui passi del commento ad Evola è perché evidentemente considera fondamentale il debito nei confronti di tale personalità.

Le tre soluzioni di Julius Evola (per le Edizioni Arŷa di Genova) viene dopo il saggio dedicato ai rapporti tra Evola e il Buddhismo (1995) e quello tra Evola e Dante (2014). Il Buddhismo per Evola rappresentava una positiva proposta di cammino ascetico anche per l’uomo europeo e tale proposta veniva illustrata negli anni più difficili della sciagurata seconda guerra mondiale. Viceversa il rapporto tra Dante ed Evola apre la strada alla possibilità del ritrovamento di una tradizione che passi attraverso le fasi più alte della nostra civiltà. È questo un sentiero che Sandro Consolato sta percorrendo in maniera proficua, con opere che davvero segnano un punto di svolta per il tradizionalismo italiano. 

Il saggio sulle Tre soluzioni vuole essere una sintesi finale: una ricapitolazione di “ciò che è vivo” nel magistero di Evola anche a patto di sottolineare, con garbo e discrezione, ciò che viceversa risulta essere se non morto, quanto meno “rigido” e poco fecondo. 

L’opera per un verso è una miscellanea, per altro verso presenta una sua organicità. Volendo soffermare ora l’attenzione sull’aspetto centrale del saggio potremmo dire che le tre soluzioni prospettate da Evola si inseriscono tutte in una medesima visione: quella di un imminente finimondo. 

È paradossale come una Weltanschauung che voglia essere compiutamente pagana riprenda quello che è uno dei leitmotiv dei predicatori cristiani: l’apocalisse dietro l’angolo. Si dirà che i costumi corrotti fino al parossismo dei nostri contemporanei giustifichino tale previsione, il punto è che però anche il monaco dell’XI secolo, per non parlare di quello del Trecento durante la Peste Nera o quello del Seicento ugualmente si dicevano certi tanto della peccaminosità dei costumi ormai irredimibili sia della fine del mondo di lì a qualche anno. 

Che il Kali-Yuga sia appena agli inizi e che secondo cronologie indù più pacate possa durare altre centinaia di migliaia di anni sono concetti che non vengono presi in considerazione, eppure sono le tesi più ricorrenti nell’Induismo. 

Nell’orizzonte della di una crisi finale imminente Evola prospetta così una vita da asceta indifferente al divenire e concentrato su una realizzazione individuale, oppure una azione tesa (ma in che modo?) ad accelerare i processi di distruzione e a fruirne o ancora una azione ricostruttiva che un attimo prima della ecpirosi riesca a realizzare un modello di civiltà improntato a drittura tradizionale. 

La prospettiva “ricostruttiva” era quella a cui Evola dava più credito in quegli anni in cui fu più organico alla politica culturale del regime fascista. Va anche detto, per sincerità, che le pagine sull’accelerazione dei processi distruttivi sono quelle più perniciose se mal interpretate e soprattutto mal vissute. 

Comunque le si voglia giudicare sono considerazioni molto lontane da quelle che Sandro Consolato sviluppa in saggi di splendida pedagogia nazionale come Dell’Elmo di Scipio e Quindici-Diciotto. Quale legame può esservi tra l’Evola che elogia le antiche società schiaviste e vede nella storia occidentale una pietra che rotola verso il basso e Consolato che ci parla di Garibaldi o della sinistra storica che estende il suffragio elettorale ai borghesi e l’istruzione elementare ai più umili?

Vero è che Evola fu cantore della grandezza spirituale di Roma, del suo eterno valore formativo. Consolato compie uno strappo rispetto all’evolismo, ma si pone in continuità rispetto al valore più profondo dell’insegnamento di Evola mostrando come quella Romanità risorga adeguandosi ai tempi nelle battaglie di libertà che hanno formato il nostro Stato nazionale e nell’insegnamento di quei maestri di pensiero che da Foscolo a Pascoli insegnarono l’Amor di Patria senza protervie nazionaliste: amore per la patria senza odio per nessuno e nel rispetto delle libertà di tutti. 

Ecco questa è la Quarta Soluzione che Sandro Consolato ha imboccato e che, a nostro avviso, ha valore esemplare: un’autentica via d’uscita dall’ impasse del tradizionalismo italiano.

 

Alfonso Piscitelli

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