RECENSIONE :
ADRIANO SCIANCA
Pubblicata su:
La Verità - 9 febbraio 2023
SANDRO CONSOLATO
A OVEST CON RENÉ GUÉNON
Edizioni Arya, Genova 2023
pagine 256. - € 26,00.
Il tradizionalista René Guénon alla scoperta delle tradizioni d’Occidente
Il nuovo saggio di Sandro Consolato indaga i rapporti dell’esoterista francese con Roma, con Reghini e Kremmerz e con le tradizioni amerindie. Al di là si ogni elogio o critica preconcetta.
René Guénon è uno di quegli autori che si ama o si odia visceralmente. L'esoterista francese (Blois 1886 - Il Cairo 1951) ha infatti raccolto, sia in vita, sia successivamente, una cerchia di devoti che l'hanno considerato ben più che un intellettuale di vaglia, bensì un maestro, un ispirato, un iniziato, quasi un oracolo. Viceversa, esiste una parte di pubblico che lo considera un ciarlatano, un falso profeta, una specie di venditore di oroscopi a pagamento da tv locale. E come se non bastasse lo scontro tra adepti della tradizione e intellettuali materialisti, va segnalato che anche il primo gruppo è quanto mai stratificato, complesso e spesso litigioso al suo interno. Guénon, come noto, fu uno dei maestri di Julius Evola, dando al pensiero dell'italiano una struttura concettuale che «imbriglierà» il suo fuoco avanguardista e nietzscheano in una precisa cornice metafisica. Ma tra i due non mancheranno mai motivi di differenza e anche di acceso confronto, trasmessi poi ai rispettivi seguaci, con tanto di micro-faide ideologiche.
Come spesso accade, hanno torto tutte le fazioni. Risulta quindi particolarmente benvenuta l'uscita del libro di Sandro Consolato, A Ovest con René Guénon (Arya edizioni), che si distingue per un approccio sereno ed equilibrato (verrebbe da dire «laico», ma forse all'autore il termine non piacerebbe e di sicuro sarebbe stato rifiutato da Guénon). L'autore transalpino vi viene collocato nel suo contesto, ricordando l'importanza dei suoi studi e la centralità che ebbe in un filone della cultura novecentesca minoritario ma tutt’altro che di scarsa rilevanza. Ma, allo stesso tempo, ne segnala senza remore abbagli, limiti e contraddizioni, senza ritenere i libri di Guénon come scesi belli e pronti dall'iperuranio e recanti verità scolpite sulla pietra. Solo apparentemente banale, del resto, appare la precisazione di Consolato sul fatto che autori come Evola, Schuon e appunto Guénon «rappresentino una corrente, antimoderna, del moderno pensiero occidentale del XX secolo». Non si tratta, quindi, di messaggeri di civiltà altre, catapultati in un mondo a loro estraneo per trasmettere antiche sapienze incorrotte: il tradizionalismo è un momento della dialettica culturale della modernità.
L'Ovest citato nel titolo del saggio riassume lo specifico punto di vista dello studioso italiano rispetto al vasto corpus guénoniano: in un autore che proclamava la supremazia spirituale dell'Oriente, almeno in questa fase storica, che si convertì all'islam e si trasferì in Egitto, Consolato isola solo le riflessioni che in un modo o nell'altro riguardano comunque tradizioni e autori occidentali. Troviamo quindi un denso studio sul rapporto di Guénon con la tradizione dell'antica Roma, seguito da uno dedicato al latino. Consolato indaga poi i rapporti personali e culturali del francese con due nomi importanti dell'esoterismo italiano: Giuliano Kremmerz e Arturo Reghini. E ancora, vi si parla dei copti (tradizione in qualche maniera «orientale», ma a cui sia Evola che Guénon si interessarono a margine della conquista italiana dell'Etiopia) e delle culture amerindie.
La parte finale del libro viene dedicata al complesso tema delle profezie. Una vera piaga che infesta qualsiasi ambiente che si pretenda spirituale o tradizionale. Guénon si distingue nettamente, affermando di non voler in nessun modo passare per profeta, né utilizzare espedienti per alludere implicitamente e furbescamente al fatto di possedere virtù profetiche. Seguace dell'antica dottrina dei cicli cosmici, secondo la quale nell'umanità si susseguono grandi cicli composti da differenti ere, in cui la pienezza spirituale va man mano degradandosi, Guénon si pone ovviamente il problema della «fine del mondo». Non in senso assoluto, ma solo del mondo così come lo conosciamo, dopo il quale si aprirà un nuovo ciclo (noi saremmo infatti nella fase terminale della «età oscura» del presente ciclo). In modo piuttosto inquietante, alcuni seguaci di Guénon, libri antichi alla mano, avrebbero situato in tempi non sospetti tale possibile cataclisma cosmico attorno al 2030, cosa che ha catturato l'attenzione di certi ambienti vagamente cospirazionisti, che attorno alla «Agenda 2030» delle Nazioni Unite, stanno costruendo narrazioni funeste. Temi complessi e su cui è pressoché impossibile dire una parola definitiva. Giova tuttavia scoprire la prudenza con cui Guénon stesso si muovesse in tali ambiti, stando sempre attento a non dare adito a mitomanie, paranoie, «viaggi» mentali o superstizioni. Del resto, se il segreto del tempo e della storia, della morte e della rinascita delle civiltà fosse decifrabile tramite una ricerca su Google, non sarebbe affatto un segreto.