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RECENSIONE :

Giuseppe Federici

Pubblicata su:

ARTHOS 31 - 2022

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ALFONSO DE FILIPPI

Chernaya Sotnya - Centurie Nere

La Destra radicale russa sotto l’ultimo Zar 

Edizioni Arŷa, Genova 2022

Pagine 176 - € 20,00

In un periodo in cui la Russia è al centro dell’attenzione mondiale, potrebbe essere interessante leggere questo saggio su un fenomeno politico, alquanto “malfamato”, degli ultimi anni dello Zarismo che, in Italia, pare essere stato molto trascurato.

L’autore muove dal suo interesse generale verso i movimenti e le tendenze estremiste sia di destra sia di sinistra e, in particolare, verso quelli che, in Italia e in altri Paesi, potrebbero essere considerati come antecedenti e/o precursori dei “Fascismi” europei. A essere considerati come “proto-fascisti” sono stati, infatti, da taluni anche i movimenti di destra radicali nazionalisti, antisemiti difensori dell’autocrazia e dell’ortodossia che agivano nella Russia dell’ultimo Zar: le cosiddette “Centurie Nere” (o meglio “Cento Neri.). Il problema centrale del saggio è quello se i “Cento Neri” possano essere messi in relazione con i successivi movimenti fascisti europei. Il De Filippi, a questo proposito, anche riportando ampie citazioni da vari storici, nega loro questo ruolo di “precursori”, in quanto essi non miravano alla creazione di un “uomo nuovo”, di uno “stato nuovo” e persino di un “ordine nuovo” di cui vagheggiarono i movimenti qualificabili come “fascisti”, essi si limitavano a difendere l’autocrazia anche rafforzandola e rendendola più “dura” nei confronti delle tendenze liberali e rivoluzionarie. È comunque interessante il fatto che esuli russi di destra rifugiatisi in Germania fossero vicini, almeno in un primo tempo, al nascente movimento nazionalsocialista.

Un personaggio che pare aver attirato particolarmente l’attenzione e la curiosità del De Filippi è il deputato Vladimir Mitrofanovič Puriškevič, un personaggio non privo di tratti un poco bizzarri che, una volta, per indicare la sua posizione nell’aula del Parlamento (la Duma) ebbe a dire che alla sua destra vi era solo il muro. Costui sarebbe stato coinvolto nell’uccisione di Rasputin, il famigerato santone che aveva, peraltro, visto giusto, profetizzando che l’ingresso della Russia nella Prima Guerra Mondiale sarebbe stato il suicidio dello Zarismo. Il Puriškevič morì, poi, di malattia durante la guerra civile, non prima di aver svolto un certo ruolo nel “movimento bianco”. Pochi anni dopo un autore bolscevico gli dedicò una biografia in cui lo definiva “il primo fascista russo”; sulla copertina del libro campeggiava uno Swastika. Sicuramente un personaggio che, nell’ambito della storia delle Destre europee, andrebbe studiato più a fondo.

Un movimento al quale l’Autore dedica qualche riga è anche il “Partito Nazionalista Russo” con caratteristiche più “moderne” di quelli etichettabili come “Cento Neri”, di cui faceva parte lo studioso Mikhail Osipovich Men’shikov, un teorico del razzismo che proclamava la superiorità della Razza Ariana. Si fa cenno anche al filosofo, vissuto per anni e morto in esilio, Ivan Aleksandrovič Il’in, che avrebbe avuto una qualche simpatia per il Fascismo e per il quale il Presidente Vladimir V. Putin nutrirebbe un grande interesse. 

Un particolare interessante: già ai tempi dello sventurato Nicola II gli elementi della Destra temevano che il popolo russo venisse sopraffatto e sommerso dalle altre etnie dell’Impero, simili timori riaffiorarono al tramonto dell’URSS affrettandone, forse, la fine, e sono tuttora vivi nella Federazione Russa; agli inizi del secolo scorso, infatti, risalirebbe lo slogan ancor oggi gridato dai nazionalisti: “La Russia ai Russi”.

“Cento Neri” e nazionalisti lottavano soprattutto contro le influenze “occidentali”, che temevano avrebbero corrotto l’anima del popolo russo. Si ricordi quanto venissero, per lungo tempo, criticate e avversate le riforme modernizzatrici dello Zar Pietro il Grande, ritenute di carattere “non russo” e perciò foriere di nefasti effetti. Tutto ciò, secondo l’Autore, andrebbe ricondotto alla cosiddetta “Idea Russa”, la convinzione cioè che la “Santa Russia”, la cui capitale Mosca è considerata la “Terza Roma”, abbia una sua propria civiltà distinta da quella occidentale e una sua missione (poteva essere quella di difendere il “vero” cristianesimo, come quella di portare ai popoli il socialismo) e che, in particolare, non le si adatterebbero le istituzioni liberal-democratiche impostesi in Europa, ma piuttosto una qualche forma di autoritarismo (si veda di Bengt Jangfeldt L’Idea Russa da Dostoevskij a Putin, Edito da Neri Pozza,Vicenza 2022).

Per concludere, si potrebbe auspicare che l’Autore, continuando ad interessarsi al “continente Russia”, si possa occupare dei movimenti neo pagani della cosiddetta Rodnoveria “fede degli avi”, alcuni dei quali sono su posizioni decisamente nazionalistiche.

 

Giuseppe Federici

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