GIANDOMENICO CASALINO
La Conoscenza Suprema.
Ed. Arŷa, Genova 2012, pagine 96, € 19,00.
L'ultima fatica intellettuale di Giandomenico Casalino edita per i tipi di Arŷa di Genova e preceduta dalla prefazione di Luca Valentini, La conoscenza suprema, essere la concretezza luminosa dell'Idea, è la naturale prosecuzione dell'altro suo precedente lavoro, L'Origine, sempre delle Edizioni Arŷa. In linea con quest'ultimo ritroviamo infatti, maggiormente affinata e rafforzata, l'intenzione di far parlare il mondo da sé, concetto riportato anche in copertina, esito di una felice scelta editoriale.
"Far parlare il mondo da sé": obiettivo ambizioso; ma come indagare? Quale via seguire per giungere ad un così luminoso traguardo? È questo il punto in cui l'Autore inizia la pars destruens della sua indagine sgomberando il piano di lavoro dagli strumenti inutili, superflui e, in alcuni casi, perfino dannosi.
Unitamente al rifiuto dell'antropocentrismo cristiano, egli abbatte anche le prospettive di uno spiritualismo 'ingenuo' fatalmente destinato a perdersi nei meandri dell'introspezione soggettivistica. Infatti solo collocandosi in una prospettiva altra, capace di superare il dualismo Io e Mondo, rappresentante-rappresentato, può egli lasciare che il Mondo parli da sé: si tratta di una scelta fenomenologica nella duplice accezione hegeliana ed husserliana; la prima concerne specificamente il percorso storico-umano (chi ha la fortuna di frequentare l'Autore rammenta la definizione data da questi della hegeliana Fenomenologia dello Spirito: "Calvario", via dolorosa che la coscienza deve percorrere per riscoprirsi come Spirito Assoluto); la seconda accezione riguarda invece il 'ritorno alle cose' voluto da Husserl, (ben inteso, non alla 'cosalità') in un senso nuovo e gravido di conseguenze. Momenti dialettici, dunque, tappe obbligate che lo Spirito attraversa, per poter attingere finalmente la propria Assolutezza. Ma come possono i vari momenti dello Spirito fondare l'unità dello Spirito stesso e, non invece, sancirne la frammentazione?
L'argomento, già affrontato in altre precedenti occasioni, è qui ripreso ed esposto in termini programmatici, i momenti dialettici: "(...) sono presenti (...) sono l'evidenza dell'Intero, eppure essi non ci sono, non ci sono mai stati, poiché l'Intero, proprio perchè è tale, è tutto da sempre, ab aeterno, Concetto" (Cfr. p. 30).
Ed affidandosi a tale tematica, o meglio, a tale filo conduttore, Casalino individua in Boehme un momento teoretico fondamentale, lo diremmo quasi un nodo in cui convergono, a dispetto della formazione luterana di questi, la concezione pagana del mondo e quella cristiana. I dualismi luce-tenebre, soggettività-oggettività etc., si dissolvono nel Mysterium magnum sia per Boehme sia per la tradizione platonico-neoplatonica, come per quella ermetica, spianando così il percorso alla riflessione hegeliana nella totale identificazione del conoscere con l’essere. Spetta pertanto solo al Filosofo, inteso secondo la tradizione platonica e cioè a colui che è in grado di cogliere l’Intero, anzi, come afferma l’Autore, essere l’Intero, ridiscendere nella caverna per liberare l'umanità schiava dai ceppi dell'ignoranza.
Giusta dunque, ed opportuna, la citazione riportata a sostegno della sua tesi tratta dalla Metafisica aristotelica: "Se i contraddittori si potessero predicare sempre insieme, con verità dello stesso, chi non vede che tutte le cose diventerebbero una sola?
Siamo così giunti al ritorno, all’Uno, cioè al Risultato: esso è il ritorno all'Uno; o dovremmo forse parlare, giunti a questo punto, di ritorno dell'Uno? La tentazione, bisogna ammetterlo, è forte. Siamo all’hegeliano superamento della logica "quotidiana" fondata sul principio di non contraddizione. La weltanschauung che Casalino ha maturato in anni di studio sprona il lettore verso una concezione del mondo che è, sincronicamente, ad ampio spettro, eppure Una. Tale è la conversione da attuare in se stessi mediante un lavoro interiore che, a parere di Valentini, necessita di essere individuata in termini cadenzati; é un'osservazione da tenere nella dovuta considerazione in quanto consentirebbe all’Autore di stabilire le tappe obbligate di tale lavoro su se stessi, completando in tal modo uno studio dal forte impegno intellettuale e di grande ambizione spirituale.
Certo, in un'opera come La conoscenza suprema, caratterizzata da un'urgenza teoretica così viva, non poteva esservi spazio specificamente dedicato alla elucidazione del processo interiore (che, comunque, è presente come se fosse “disteso” ed esposto nell’intero percorso del libro medesimo...); l'obiettivo da centrare soverchiava per importanza perfino un capitolo come quello che qui si cerca di indicare. Ma tutto ciò è segno che le fatiche intellettuali di Casalino proseguiranno mostrandoci ancora una volta che, accanto ad una storia della Filosofia “ufficiale”, fatta troppo spesso di luoghi comuni, frutto di ignoranza e pigrizia mentale, c’è ne un’altra, che nel silente lavoro sui testi ci rivela inediti percorsi di un pensiero, che è vita come rituale filosofico di identificazione iniziatica, cui l’Autore rende giustizia, rivelandocene la immutabile essenza: la Tradizione Platonica.
Va dato dunque atto anche all’opera meritoria dell’Editore, che ha creduto nella validità visionaria della prospettiva spirituale indicata dall’Autore, pubblicandone il manoscritto e valorizzando questo con adeguate scelte tipografiche ed iconografiche.
Vito G. Ingrosso